18 Aprile 2024

Cinema & Berlinale

La fanpage in italiano sul festival internazionale del cinema di Berlino

Antonio Ligabue, il pittore naïf che sapeva lottare

 

Antonio Ligabue, svizzero di nascita e italiano di famiglia, è un problema per sé e per gli altri. Dopo la morte della madre nulla sembra più funzionare, dalla convivenza con la nuova famiglia adottiva, alla scuola, ai rapporti con gli altri. Il carattere non è docile e a questo si aggiungono dei disturbi fisici, mentali e di apprendimento. A causa delle sue intemperanze viene espulso dalla Svizzera e lasciato alla frontiera italiana, un paese appena uscito dalla prima guerra mondiale e povero più che mai.

I primi anni di Antonio Ligabue, artista naïf, pittore e scultore italiano, tra i più importanti del XX secolo, procedono così, da espulso e disadattato. Sulle rive del Po conduce una vita da nomade: lo impegnano piccoli, saltuari lavori da bracciante. Poi, nel 1929, la svolta. Incontra l’artista emiliano Renato Marino Mazzacurati. Antonio apprende cose nuove, sviluppa una delle sue passioni, il disegno, avvicinandosi anche alla pittura a olio e alla scultura. Questa strada lo porterà ad un successo contro ogni previsione. Con molte luci e qualche ombra, tra queste quella della depressione.

Elio Germano

È attento il lavoro di Giorgio Diritti che, diciamolo subito, consegna allo spettatore una visione limpida dell’uomo nel suo contesto, con difetti e debolezze; purtroppo, non l’artista e poco della sua arte. Ligabue avrebbe voluto? Immaginiamo di no. Minuziosa e implacabile, la cinepresa di Diritti rovista con supponente eloquenza nei desideri più intimi dell’uomo. Elio Germano, in una toccante, immensa interpretazione, valorizzato da un eccellente lavoro di trucco, è il sicario perfetto per l’esecuzione. La scelta di utilizzare in molti dialoghi il dialetto rende, inoltre, il film ancora più vero e tagliente.

Di Antonio Ligabue resta, però, l’energia del lottatore, della volontà di emanciparsi attraverso i dipinti da lui creati, forse di pensare di essere migliore degli altri o di essere amato. Di certo non diverso. La paura e la diffidenza di Ligabue si intuisce dalla scelta dei soggetti: animali, bambini, donne, i tasselli più fragili del contesto sociale nel quale viveva. La passione per le motociclette, ne collezionò una decina circa, dimostrano la necessità di libertà ed evasione.

In conclusione, riconosciamo al regista lo scrupolo nella rappresentazione supportata da una indagine approfondita. Oltre a questo, ci riscalda un altro messaggio, un flebile sussurro: anche un paese manchevole e con poche risorse come l’Italia è stato (è ancora) in grado di fornire ad un vero talento una speranza, un substrato alimentato da comprensione e calore umano. Quello che avremmo chiesto a Diritti è, invece, di insistere nella simbiotica coesistenza dell’uomo nel talento artistico.

Volevo Nascondermi
Origine: Italia, 2019
Lingua: Italiano
Durata: 118 min.
Regia: Giorgio Diritti

Con:

Elio Germano (Antonio Ligabue)
Pietro Traldi (Renato Marino Mazzacurati)
Orietta Notari (Mazzacurati’s Mother)
Andrea Gherpielli (Andrea Mozzali)
Oliver Ewy (Ligabue da bambino)
Leonardo Carrozzo (Ligabue da giovane)
Sceneggiatura: Giorgio Diritti, Tania Pedroni, con la collaborazione di Fredo Valla
Fotografia: Matteo Cocco
Editing: Paolo Cottignola, Giorgio Diritti
Musiche: Marco Biscarini, Daniele Furlati
Sound Design: Luca Leprotti, Marco Biscarini, Carlo Missidenti
Production Design: Ludovica Ferrario, Alessandra Mura
Costumi: Ursula Patzak
Make-up: Lorenzo Tamburini, Giuseppe Desiato
Assistenza alla regia: Barbara Daniele
Casting: Barbara Daniele
Produttori: Carlo Degli Esposti, Nicola Serra
Produttore esecutivo: Francesco Beltrame
Prodotto da: Palomar e Rai Cinema
Distribuzione: Rai Com

Berlinale: https://www.berlinale.de/en/programme/programme/detail.html?film_id=202007198

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